“Mi sono convinto che anche quando tutto è o pare perduto, bisogna rimettersi tranquillamente all’opera, ricominciando dall’inizio”
Antonio Gramsci, 12 settembre 1927
La Fondazione Casa Museo Antonio Gramsci, ha promosso e sostenuto il progetto “Ritornare a Gramsci” nell’ambito del quale gli artisti Marco Crivellin, Costanza Ferrini e Marta Fontana hanno realizzato una prima tappa espositiva intitolata Ricominciando dall’inizio, attualmente allestita all’interno di Casa Gramsci a Ghilarza. Non essendo possibile effettuare una visita reale, ne proponiamo una virtuale.
Il progetto è iniziato con la residenza di un gruppo composto da artisti, umanisti e poeti, giunto in Sardegna nel 2019 per riflettere insieme sull’applicazione dei concetti di autobiografia civile e traduzione di Gramsci in chiave artistica. Il gruppo ha poi condiviso le proprie riflessioni dialogando con 300 studenti di scuola superiore a Cagliari, Oristano, Terralba e Ghilarza che, a loro volta, hanno calligrafato, tra le parole di Gramsci ascoltate, quelle a loro più vicine. Sono disponibili online i diari fotografici del Liceo Dettori di Cagliari, del Liceo De Castro sezioni di Oristano e di Terralba e del Liceo Mariano IV d’Arborea sezione di Ghilarza.
Percorso espositivo Ricominciando dall’inizio.
Nella prima stanza, dopo l’ingresso, si incontra la narrazione fotografica e il cielo occupa il posto della terra (2019-20) di Marco Crivellin. “Si può finire di vedere la realtà .. capovolta…e il cielo occupa il posto della terra”.Q. 8,61. Nel progetto “Ritornare a Gramsci”, cielo e terra equivalgono a centro e marginalità, capovolti in uno scompiglio di mappa. Crivellin lo coglie nella sorpresa sui volti degli studenti e, nel loro ritrovarsi altrove e lì, in una nuova centralità insieme a quella di Gramsci. L’obbiettivo coglie la delicata relazione individuale e collettiva nel respiro/tempo/gesto: il blocco davanti alla carta bianca, la scelta della parola in gruppo, la pausa, il pennino sospeso nell’esitazione.
Nella seconda stanza, la cucina, Corriazzu e Corrias Corriazzu (2020) di Costanza Ferrini, sono due opere realizzate in situ, i titoli si rifanno alla lettera alla madre del 26 febbraio 1927.Due modi di declinare scrittura e memoria annodate nella corrispondenza/resistenza di madre e figlio.
Corriazzu,”resistente”, appunto, è un frottage su carta Wenzhou delle pietre di basalto del pozzo, del cortile e dell’aiuola costruita da Gramsci ragazzo. La carta di gelso fragile fa i muri tascabili di calligrafie tattili, un’impronta di forza, che si mutua nello scambio con la madre.
Corrias Corriazzu, assonanza tra nome della famiglia della madre Corrias e corriazzu, parole scritte ripetutamente in calligrafia minutissima con china rossa su carta vegetale a uso alimentare. Tra loro unite nel “ti ricordi”, ponte di una nuova sintassi dell’attesa tra madre e figlio. Il lavoro a uncinetto è calligrafia morbida e invisibile, come le lettere della madre che non leggiamo e unisce le carte scritte le une alle altre fino alle loro ultime intonse.
Di fronte al pozzo un piccolo arco immette nella terza stanza, in cui lo spazio è attraversato dall’installazione Bisogna solo attendere (2017-20), di Marta Fontana. Il processo semantico che la muove è la trasmutazione dell’oggetto stesso: le trappoline per uccelli, utilizzate dai cacciatori di frodo, si aprono e si “trasfigurano” in volti arcaici, di guerrieri, incisi nello spazio della stanza come antichi segni rupestri, sospesi al filo d’imbastitura. La trappola è oggetto di cattura, condanna a morte, inganno che porta la vittima a essere essa stessa agente della propria fine. Gramsci affrontò la sua subdola cattura consapevolmente. Intellettualmente la costrizione lo portò a un agire essenziale. Sono così i quaderni guerrieri di Gramsci, raccolgono il suo pensiero libero nato in prigionia, un pensiero che si incide profondamente in chi lo incontra. Bisogna solo attendere è presentata a Casa Gramsci in una variante specifica.