La Casa Museo

Nella Casa Museo di Ghilarza è conservato ed esposto il lascito materiale di Antonio Gramsci.
Si tratta di un piccolo corpus di oggetti di uso quotidiano e di lavoro, giocattoli costruiti da lui stesso e donati alla moglie e ai figli, utensili di vita carceraria che erano stati conservati a Mosca dalla moglie Julka (Giulia) Schucht e dai figli Delio e Giuliano, e in Sardegna dalla sorella Teresina Gramsci Paulesu. Sono gli unici oggetti oggi esistenti, oltre ai carteggi e ai libri, che siano appartenuti ad Antonio Gramsci.
La Casa Museo si articola in 6 sale: 3 al piano terra, che comprende anche un giardinetto con un’altra piccola sala, e 3 al piano superiore.

Piano terra – Ingresso
Nell’ingresso, sulla sinistra, si trova la scala che porta al primo piano, e sulla parete a destra, alla quale per molti anni è stata addossata una vecchia cassapanca, una grande fotografia del giovane Gramsci.

Piano terra – Sala 1 Camera buona
Dall’ingresso, a destra, si accede a quella che una volta veniva chiamata la camera buona. Non era un salotto o un locale di rappresentanza, ma piuttosto una stanza per gli ospiti, che un tempo conteneva un letto, due poltroncine, un tavolino e una scrivania.

Sull’intera parete di fronte a chi entra si trova una grande riproduzione su plexiglass della commovente lettera che Gramsci scrisse a sua madre il 10 maggio 1928 dal carcere di San Vittore di Milano. In essa ricorda di essere detenuto per ragioni politiche, di trovarsi a scontare una pena per non aver voluto cambiare le proprie opinioni e di non aver nulla di cui vergognarsi, ma di dolersi per averle arrecato tanto dolore:… vorrei proprio abbracciarti stretta stretta perché sentissi quanto ti voglio bene e come vorrei consolarti di questo dispiacere che ti ho dato: ma non potevo fare diversamente. La vita è così, molto dura e i figli qualche volta devono dare dei grandi dispiaceri alle loro mamme, se vogliono conservare il loro onore e la loro dignità di uomini.

Attraverso uno schermo tattile i visitatori possono sfogliare le pagine degli scritti di Gramsci digitalizzate in alta risoluzione. La sala è utilizzata prevalentemente per mostre temporanee. 

Piano terra – Sala 2 Cucina
Oltre l’ingresso della Casa si trova la cucina con il soffitto a cannitzada, tipico delle antiche case sarde, e un pozzo; la stanza un tempo comprendeva anche dei fornelli in muratura.

Nella Sala è allestita una postazione per il pubblico attraverso la quale si possono ascoltare o vedere una serie di materiali dell’Archivio multimediale della Casa Museo, documentari, interviste e filmati sulla vita e sulla figura di Antonio Gramsci. Tra questi di particolare importanza sono le testimonianze orali di oltre quaranta personaggi che hanno conosciuto Gramsci nel lavoro, nella lotta politica, nei suoi rapporti umani, come Sandro Pertini, Umberto Terracini, Luigi Longo, Ignazio Silone e Lelio Basso. Le testimonianze sono state raccolte a metà degli anni Settanta dalla nipote di Gramsci, Mimma Paulesu Quercioli, in previsione dell’allestimento del Museo.

Piano terra – Sala 3 Stanza da pranzo
A destra della cucina c’è quella che in passato era la stanza da pranzo della famiglia Gramsci, allora arredata con un tavolo sistemato al centro, un canapé e una credenza alla parete. 

La sala è utilizzata prevalentemente per mostre temporanee. 

Piano terra – 4/5 Cortile e Sa ‘omo ‘e su forru
Dalla cucina si accede al cortile e ad un’altra piccola costruzione, che in sardo è chiamata istaulu o sa ‘omo ‘e su forru, dove una volta si faceva il pane. 

Nel giardinetto circostante, Antonio da bambino giocava con i fratelli e con gli animali che portava dalla campagna e di cui parla nelle Lettere. Nell’estate del 1912, tornato da Torino malato e non potendosi dedicare alla lettura, aveva costruito un’aiuola bordata di pietre lungo il muro ed aveva piantato delle rose e l’erba Luisa.

Attualmente, il cortile e sa ‘omo ‘e su forru, sono sottoposti a degli interventi di ristrutturazione. 

 

Al piano superiore della Casa, dove c’erano un tempo 3 camere da letto, si sviluppa il percorso espositivo studiato da Elsa Fubini, curatrice con Sergio Caprioglio dell’edizione Einaudi del 1965 delle Lettere dal carcere. Attraverso una serie di oggetti appartenuti a Gramsci, di documenti, fotografie e articoli di giornale, vengono proposte le tappe più significative della sua vita.

Piano primo – Sala 6 Camera da letto
In questa Sala ci sono ora 2 delle nove 9 teche espositive. In una, che riprende nella denominazione il terribile passo della requisitoria del Pubblico Ministero Michele Isgrò durante il processo del 1928 (Per vent’anni dobbiamo impedire a questo cervello di funzionare), sono esposti lettere, libri, giocattoli ed effetti personali utilizzati durante gli anni del carcere. Nell’altra sono rievocati ricordi e testimonianze delle persone a cui Gramsci era legato da rapporti di affetto, amore e amicizia.

Sulla parete di fronte alle scale un grande pannello di plexiglass riproduce l’immagine della cella del carcere di Turi, vicino a Bari, in cui Gramsci ha vissuto per oltre cinque anni. Su di esso è riprodotto anche un brano della lettera del 29 febbraio 1932 alla madre, in cui, nonostante le sofferenze e la lunga carcerazione, Antonio riesce a mantenere il suo spirito ironico:
Cara mamma ….dirai anche a Teresina che ringrazio lei e i suoi bambini per l’intenzione che hanno avuto di inviarmi le violette di Chenale e i bulbi di ciclamino selvatico, ma non posso ricevere i loro doni, ciò andrebbe contro il regolamento che vuole sia mantenuto il carattere afflittivo della pena carceraria. Dunque bisogna che sia afflitto e perciò niente violette e ciclamini, nessun diavoletto della natura deve stuzzicarmi le nari con effluvi e gli occhi con il colori dei fiori….

È qui esposto un tipico carrettino sardo, ancora in uso in molti paesi della Sardegna fino alla prima metà del Novecento, una fedele riproduzione costruita nel 1922 da Gramsci durante il soggiorno nella casa di cura di Serebrjanij Bor nei pressi di Mosca e donata alla Casa Museo dal figlio Giuliano. Testimonia una certa attitudine alle attività pratiche ricordata più volte nelle Lettere dal carcere e rintracciabile anche nelle due sfere di pietra levigate dallo stesso Antonio e dai suoi fratelli di cui, unite con un manubrio di legno, si serviva per fare ginnastica (esposte al primo piano, Sala 7, teca 3).

Piano primo – Sala 7 Camera da letto
In questa seconda camera da letto, dove una volta dormivano le figlie Gramsci e la zia Grazia, si trovano ora le altre 7 teche espositive. Queste ricostruiscono attraverso lettere, documenti e foto l’attenzione dedicata da Gramsci alla lingua sarda e al suo paese d’origine, il periodo universitario a Torino, la sua attività come giornalista, la militanza politica fino all’arresto, al confino, al carcere e alla morte.

Piano primo – Sala 8 Camera da letto
L’ultima stanza da letto, con il soffitto a cannitzada e una finestra che si affaccia sul giardino, era quella dei genitori. Un tempo nella camera c’era anche uno scaffale di libri ed Antonio vi leggeva per quasi tutta la giornata. Attualmente la sala ospita alcuni mobili della Casa Gramsci che vogliono ricostruire la camera da letto del giovane Gramsci: un cassettone, un letto, quello una volta sistemato nella camera buona, in cui Antonio dormiva da ragazzo, un comodino sul quale è esposta, all’interno di una piccola cornice ovale, la foto della madre Peppina che teneva con sé durante tutti gli anni della carcerazione, e un catino per lavarsi.

Già riconosciuta bene culturale storico e artistico dalla Commissione regionale per il patrimonio culturale della Sardegna con il Decreto n. 6 del 26 gennaio 2016, a cinquant’anni dalla sua nascita il Parlamento italiano con la Legge n. 207 del 3 novembre 2016 ha dichiarato la Casa Museo Gramsci di Ghilarza monumento nazionale.

Attualmente presso il Museo sono in corso vari interventi di riorganizzazione: l’ampliamento degli allestimenti e degli spazi destinati ai servizi al pubblico, l’arricchimento delle collezioni, grazie anche nuove donazioni pervenute di recente dal Fondo Mimma Paulesu Quercioli e Carlo Gramsci (nipote e fratello di Antonio Gramsci) e dalla Famiglia Paulesu di Ghilarza, l’implementazione di un Archivio multimediale.

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