In ricordo di Luisa Emilia Paulesu, nota Diddi

Gianni Francioni
RICORDO DI DIDDI PAULESU

Questa che inauguriamo oggi è la quarta edizione della Ghilarza Summer School – Scuola internazionale di studi gramsciani, un’iniziativa scientifica della Fondazione Casa Museo Antonio Gramsci, in collaborazione con la Fondazione Gramsci di Roma e la International Gramsci Society. La Scuola si avvale del sostegno della Fondazione di Sardegna, della Regione Autonoma della Sardegna e della Fondazione Enrico Berlinguer, nonché del patrocinio del Comune di Ghilarza e delle Università di Cagliari e di Sassari.

Ma prima di procedere oltre, consentitemi di ricordare Diddi Paulesu, mancata a novantadue anni tre giorni fa.
Diddi, all’anagrafe Luisa Emilia, era la terzogenita di Paolo Paulesu (1887 – 1941), direttore dell’Ufficio postale di Ghilarza, e di Teresina Gramsci (1905 – 1976), la sorella prediletta di Antonio, impiegata nello stesso Ufficio, di cui sarà a sua volta direttrice dopo la morte del marito e fino alla pensione.

Diddi era nata a Ghilarza il 18 novembre 1929, e Gramsci dal carcere di Turi aveva salutato l’evento mandando, tramite il fratello Carlo, «tanti complimenti e tanti auguri a Teresina e anche a Paolo, naturalmente, per la loro nuova figlietta». Due anni dopo, aveva scritto alla madre:

Ho ricevuto […] una cartolina illustrata firmata da Teresina e dai suoi bimbi. Ma chi è Diddi? A quale nome “cristiano” corrisponde? Immagino come si debba sbizzarrire la fantasia di Teresina nell’inventare vezzeggiativi per i suoi bambini: questo Diddi potrebbe essere il nome di uno spirito folletto o di una zana. Teresina dovrebbe scrivermi una specie di dizionario con, da una parte, i nomi nella forma pedestre in cui si trovano nel calendario e dall’altra i derivativi fantastici da lei inventati; mi sarà utile perché ormai non mi so più raccapezzare tra così lussureggiante fioritura poetica.

Il 21 dicembre Gramsci aveva insistito: «Teresina non mi ha fatto sapere a che nome positivo corrisponde “Diddi” […]. Io non ne capisco però nulla tra tanti vezzeggiativi: sarebbe più semplice Cunegonda, Restituta, Ermengarda, ecc. e per i maschi Baldassare, Napoleone, Nabucodonosor».
Diddi è nominata ancora nelle lettere del 4 e del 18 gennaio 1932, del 25 aprile 1932 (nella quale Gramsci ringrazia per una letterina scrittagli dalla piccola) e del 22 agosto di quell’anno (dove osserva, sulla base di una fotografia che gli era stata inviata: «Diddi mi pare che rassomigli tanto a Teresina come era quando abitavamo ancora a Sòrgono e andavamo all’asilo delle monache; non è però ricciuta e bionda come era Teresina»).

Come è noto, anche dalla sua cella carceraria Gramsci aveva cercato di contribuire in qualche modo alla formazione non solo dei suoi figli, Delio e Giuliano, ma anche dei nipoti di Ghilarza, come testimoniano numerosi passaggi delle sue lettere. In questo senso, al principio del 1932 aveva comunicato a Teresina:

Ho tradotto dal tedesco, per esercizio, una serie di novelline popolari proprio come quelle che ci piacevano tanto quando eravamo bambini e che anzi in parte rassomigliano loro, perché l’origine è la stessa. Sono un po’ all’antica, alla paesana, ma la vita moderna, con la radio, l’aeroplano, il cine parlato, Carnera ecc. non è ancora penetrata abbastanza a Ghilarza perché il gusto dei bambini d’ora sia molto diverso dal nostro d’allora. Vedrò di ricopiarle in un quaderno e di spedirlo, se mi sarà permesso, come un mio contributo allo sviluppo della fantasia dei piccoli.

Gramsci allude in questa lettera alle fiabe dei fratelli Grimm che, a partire dal 1929, aveva tradotto nei Quaderni A e B, e che proprio all’inizio del 1932 comincia a ricopiare in bella grafia in un piccolo album da disegno, il Quaderno D: ma si interrompe alla seconda pagina perché (possiamo presumere) le autorità carcerarie gli avevano opposto il divieto di spedirlo a Ghilarza. Diddi è stata l’ultima ad andarsene dei quattro figli di Paolo e Teresina.

Mentre i fratelli Franco (1925-2020), Mimma (1928-2009) e Marco (1934- 2017) lasciarono il paese natale per stabilirsi altrove con le loro famiglie, Diddi è rimasta a Ghilarza, vivendo da sola dopo la scomparsa della madre. Laureata in Giurisprudenza, è stata insegnante di lingua francese. Insieme alla sorella Mimma ha lavorato alla nascita e all’allestimento della Casa Museo, inaugurata nell’aprile 1975, ma aperta al pubblico già nel 1967.

Dal 1982 al 1997 ha ricoperto il ruolo di presidente dell’Associazione Casa Gramsci-Centro di documentazione e ricerca, che ha assicurato l’apertura al pubblico e organizzato le iniziative di promozione culturale.

Nel 2017 è stata tra i soci fondatori della Fondazione Casa Gramsci, e ha poi fatto parte del comitato scientifico.

Molti dei presenti la ricordano, ormai malferma sulle gambe ma perfettamente lucida, accogliere sulla porta di Casa Gramsci il presidente della Repubblica Sergio Mattarella il 2 ottobre 2017. Pochi giorni prima aveva ispezionato il museo per vedere che tutto fosse in ordine: chi vi parla ricorda il rimbrotto che ricevette da lei per il modo in cui era stata disposta la coperta all’uncinetto nella camera da letto di Gramsci, al primo piano («A casa nostra, i letti non si fanno così!»). È stata un riferimento importante non solo per Ghilarza, ma per i tanti studiosi di Gramsci che nel corso degli anni sono venuti a Ghilarza. E finché le forze glielo hanno consentito, ha aiutato con i suoi ricordi il nipote Luca a ricostruire una storia familiare che per molti versi era ancora sconosciuta, oltre a mettergli a disposizione libri e riviste di Antonio che erano rimasti nella sua casa.

A Diddi Paulesu va il nostro pensiero affettuoso e riconoscente.

(Ghilarza, Torre Aragonese, 6 settembre 2021)

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